Red Bull 64 Bars. Il rap italiano è ancora vivo?

12.10.2023

L'egemonia milanese nel panorama musicale, ancorché non in discussione, sembra doversi confrontare con una nuova rivale, Napoli, che in meno di una settimana ha ospitato, all'ippodromo di Agnano, il Marrageddon, evento promosso da Marracash che ha visto la partecipazioni di alcuni nomi di spicco della scena, come Madame, Guè, Lazza, Nayt, Ernia, e il padrone di casa Geolier, e il Red Bull 64 Bars, evento hip hop organizzato da Redbull e tenutosi a Scampia, già simbolo dell'underground italiano e ora esempio di rinascita socio-culturale.

IL LIVE DI SCAMPIA

L'evento, alla sua seconda edizione dopo il successo dell'esordio nel 2022, prevedeva la partecipazione di alcuni dei più influenti rapper del panorama italiano: Noyz Narcos, pietra miliare del rap old school romano, Lazza, il nuovo astro nascente dell'hip hop nostrano, il già citato Geolier, Golden Boy e idolo street di Partenope, Luchè, pezzo di storia del rap napoletano, Marracash, mattatore indiscusso del genere, le nuove leve Anna, Rose Villain, e il DJ tuttofare Young Miles.

In oltre un'ora e mezza di metriche, rime e incastri, sul palco di Scampia si sono incontrate diverse generazioni, stili e modi di concepire la musica: l'influenza street del genere rimane viva nella testimonianza di Noyz, Marracash e Luchè, e si intuisce, anche se meno nettamente, nella formazione artistica di Geolier; l'innovazione melodica, invece, si è manifestata nell'esuberanza di un Lazza in stato di grazia e nella trasgressione, estetica e stilistica di Rose Villain. Una grande nota positiva, inoltre, è stata la presenza di Anna, giovanissima stella che ha definitivamente sdoganato il tema della presenza femminile in un ambiente notoriamente virile e a tratti forse troppo machista.

EVOLUZIONE O MORTE?

Nonostante il grande riscontro della manifestazione, i cultori del rap "duro e puro", non avranno certamente potuto fatto a meno di notare la grande contaminazione che lo stile sta subendo da altri generi e subculture: da un lato si cercano sonorità sempre più elaborate, dall'altro si dà sempre maggiore importanza alla ricerca melodica, strizzando spesso l'occhio al pop. E in questo contesto di continuo mutamento, la durezza, la crudità e (dis)sacralità di un genere che nasce come mezzo immediato di espressione e denuncia sociale, si sta forse perdendo per lasciare sempre più spazio al suo lato trendy e intrattenitivo, un po' sulla falsariga di quanto accade per il mainstream d'oltreoceano.

Il pubblico presente a Scampia, perlopiù composto da ragazzi giovanissimi che, per motivi anagrafici, non hanno vissuto tutte le fasi di affermazione del movimento rap italiano, si è dimostrato a proprio agio con la polluzione che caratterizza la produzione discografica attuale, e anzi, ne ha apprezzato la freschezza e la novità, mentre è apparso decisamente poco incline alla riscoperta dei vecchi cult che hanno fatto da apripista per una cultura in ascesa.

E forse non è una coincidenza che Noyz Narcos, il meno acclamato degli artisti sul palco, il più anziano d'età, sia quello che meno di tutti ha voluto snaturalizzarsi e vendersi a sonorità più leggere e testi facilmente digeribili, mantenendo integro il proprio background hardcore. 

LE RADICI

Sul finale dell'evento Luchè e Geolier, la vecchia e la nuova guardia di una città musicalmente di nuovo in auge, si sono esibiti sul palco con "Over", sostituendo però la base del pezzo con il beat di "Int'o rione", brano storico dei Co' Sang, collettivo underground di cui proprio Luchè, assieme al suo vecchio sodale 'Nto era protagonista e fondatore, omaggiando l'intero movimento che proprio in Scampia trovò un luogo amico in cui radicarsi ed espandersi.

E forse, proprio con questo piccolo grande omaggio, si è voluta ribadire l'importanza del lascito culturale delle generazioni passate e la centralità del vecchio stile nel percorso di emancipazione di tutta una cultura. 

Il rap non è ancora morto.


Il rap è vivo e parla alla periferia col linguaggio delle masse.


Perché la volontà del popolo si scrive in rima e il tempo della storia si incide ancora in quattro quarti.


-Francesco De Paolis


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