La 15ª giornata: Inter da grande, le fragilità di Napoli e Milan e la conferma della Roma

16.12.2025

Il fine settimana lungo di Serie A che è appena passato, si è rivelato pieno di scossoni e ribaltamenti. Tra squadre che sprofondano, altre che vincono e prendono coraggio e altre ancora che fanno imprese raramente viste nel campionato italiano, la stagione attuale, quasi al giro di boa, si sta rivelando una delle più impronosticabili, dalla sfida al titolo alla lotta salvezza.

La prova di maturità dell'Inter

La giornata si apre dalla vetta, perché l'Inter, vincendo a Marassi, si è presa il primo posto. E lo ha fatto con una vittoria che racconta molto più del semplice risultato. Il Genoa di Daniele De Rossi è squadra viva, rianimata, coraggiosa, con un'identità chiara e un calcio propositivo, ma si è scontrata con una verità antica: quando una grande squadra decide di prendersi la partita, spesso non c'è spazio per i buoni propositi.

L'Inter ha approcciato la gara con una violenza agonistica da squadra ferita, ancora scottata dall'Europa, comunicando subito chi comandava. Il gol di Bisseck, anche figlio di una lettura sbagliata di Leali e di una dose di fortuna, racconta però dinamiche precise: velocità, sganciamenti, presenza costante nella metà campo avversaria. Da centro-destra, Bisseck trova l'habitat ideale, perdendo qualcosa in precisione ma guadagnando peso offensivo.

Poi la cattiveria, quella vera, fotografata dal gol di Lautaro Martinez: spallata, tiro secco, vetta solitaria dei cannonieri. Per un'ora l'Inter domina, il Genoa non riesce mai davvero a rientrare, nonostante la rete di Vitinha, il coraggio e la preparazione della gara di De Rossi.

Resta il solito neo per Chivu: i gol subiti in momenti di apparente controllo, una fragilità che continua a riaffiorare. Ma la risposta alla Champions è netta. L'allenatore nerazzurro si conferma non solo ottimo allenatore, ma comunicatore lucidissimo. L'Inter si prende la vetta con una vittoria da grande squadra.

Sarri e l'impresa della sua Lazio

La squadra della settimana, però, l'avevamo già vista il sabato: la Lazio. Vincere in nove contro undici, segnando il gol decisivo in doppia inferiorità numerica, è un'impresa che sa di DNA, anche se contro un Parma impresentabile quando è costretto ad attaccare. La Lazio è una squadra che ha ritrovato solidità difensiva a prescindere dagli interpreti, che gioca un calcio orgogliosamente retrò, fatto di sistemi e spartiti più che di duelli individuali a tutto campo. Senza Gila squalificato, Romagnoli, Provstgaard e un Patric ritrovato conoscono la parte e la recitano alla perfezione. Nelle ultime dodici, i biancocelesti hanno perso solo due volte a San Siro, battendo in casa la Juve e il Milan in Coppa Italia, e si è riportata a ridosso dell'Europa.

Nuova giornata, altri orrori arbitrali

In mezzo, però, l'ennesimo weekend arbitrale disastroso. Da Torino-Cremonese a Parma-Lazio, fino al debutto a San Siro di Crezzini, travolto dall'evento e autore di una lunga serie di errori. L'episodio finale, con Lucumí che scuote Conceição in area come una busta della spesa, chiude simbolicamente un fine settimana in cui la classe arbitrale sembra dirigere seguendo una sola regola: la sopravvivenza personale.

Il Milan e le neopromosse come kryptonite

Male, invece, Milan e Napoli, che arrivano alla Supercoppa con ferite evidenti. Il Milan non perde mai, sono quattordici gare senza sconfitte, ma continua a lasciare punti sanguinosi a San Siro contro le neopromosse. Dopo Cremonese e Pisa, arriva il Sassuolo. Sessanta minuti buoni, il gol splendido di Kone, la doppietta di Bartesaghi, poi il solito blackout.

Nkunku continua a essere un uomo in meno e il mercato di gennaio indica chiaramente la priorità: una prima punta vera, con il nome di Fullkrug che inizia a circolare con insistenza. L'uscita di Gabbia cambia la partita: l'ingresso di De Winter restituisce coraggio al Sassuolo, Pinamonti lo aggira per l'assist del 2-2 di Laurienté. In mezzo, il gol annullato a Pulisic per una spintarella di Loftus-Cheek, le compensazioni maldestre di Crezzini e un rigore solare non concesso al Sassuolo nel finale. Altri due punti persi che pesano.

La testardaggine di Antonio Conte

Ancora peggio fa il Napoli a Udine. Zero tiri in porta, un palo di Lucca nel finale e un erroraccio di Højlund sottoporta. Novanta minuti a tratti dominati da un'Udinese che, quando è in giornata, sa rendere la vita difficilissima a chiunque.

Sette sconfitte stagionali per il Napoli, tutte in trasferta, cinque senza segnare. Una squadra consumata a fuoco lento dalla testardaggine del suo allenatore, refrattario al turnover e aggrappato al 3-4-2-1 come nuova pietra filosofale. Lo ha detto Italiano: con questi ritmi non si può essere brillanti ogni tre giorni, servono qualità mentali. Quelle che il Napoli smarrisce lontano dal Maradona. Conte continua a puntare il dito sugli atteggiamenti dei giocatori, come se allenasse questo gruppo da due settimane. Intanto l'Udinese vola con i suoi cavalli da tiro: Zaniolo, Davis, Piotrowski ed Ekkelenkamp, che contro il Napoli pesca sempre il jolly.

Bologna-Juventus: a Cabal donato non si guarda in bocca

Di sera, la Juventus risponde con una vittoria pesante a Bologna. Importante per la classifica e per il morale, convincente nel gioco contro un Bologna prosciugato fisicamente ed emotivamente dall'impresa di Vigo. Spalletti schiera l'undici ideale, in attesa del rientro di Bremer, probabilmente a scapito di un Koopmeiners ancora fuori ruolo.

Ottime le prove di McKennie e Thuram, decisivi i cambi: Cabal segna subito di testa su un cross splendido di Yildiz, Openda si procura il rosso che chiude la partita. Italiano, invece, passa il secondo tempo a inseguire Spalletti senza mai trovare contromisure.

La Fiorentina divorata dall'ansia

L'ultima pagina è ancora nera per la Fiorentina. Continua lo sprofondo di una squadra paralizzata dall'ansia, chiusa nel silenzio stampa e in ritiro permanente. Contro il Verona non gioca neanche male, ma basta un soffio per far crollare tutto. Gift Orban, noto più per i gol sbagliati che per quelli segnati, castiga due volte De Gea. Kean, Fagioli, Gudmundsson: irriconoscibili.

La Roma vince e si conferma la quarta potenza del campionato

Chiude la domenica la Roma, che batte il Como 1-0 e si conferma quarta forza del campionato. Non solo per la classifica, ma per la qualità del gioco. Nonostante la stanchezza europea, gara dominata con intensità e controllo contro un Como ridimensionato, intimorito e mai davvero in partita.

Poche occasioni, tanto ritmo, e la Roma che invade costantemente l'ultimo terzo avversario. Il gol di Wesley, ancora decisivo, ancora sotto la Sud, come alla prima giornata contro il Bologna. Sabato c'è Juve-Roma, con quattro punti di vantaggio e anche la possibilità di accontentarsi. Mancini rischia grosso nel finale, Feliciani chiude un occhio evitando di avvelenare la settimana giallorossa. Forse, involontariamente, un po' di più quella juventina.

La sintesi del fine settimana

Una giornata che racconta gerarchie, nervi scoperti e una Serie A sempre più divisa tra chi sa vincere anche senza brillare e chi, invece, continua a perdersi nei propri limiti.

- Nicolò Mencarini


Ogni domenica la stessa litania: invece di parlare di calcio, bisogna parlare di arbitri. E l'episodio scoppiato in Milan–Lazio è l'ennesima dimostrazione di un sistema che si è infilato da solo in un vicolo cieco, dove la tecnologia — nata per chiarire — finisce per confondere e screditare. Quanto accaduto a San Siro non è un semplice errore:...