Il Canto degli Italiani

10.12.2025

Il 10 dicembre 1847, a Genova, durante una grande manifestazione patriottica organizzata in occasione della cerimonia dell'albero della libertà, risuonò per la prima volta "Il Canto degli Italiani", destinato a diventare conosciuto da tutti come l'"Inno di Mameli". Scritto pochi mesi prima dal ventenne Goffredo Mameli, giovane poeta repubblicano e fervente patriota, il testo era una chiamata collettiva all'unità nazionale in un'Italia ancora divisa tra regni, ducati e dominazioni straniere.

La musica fu composta da Michele Novaro, anch'egli animato da un sincero sentimento patriottico. La diffusione del canto fu sorprendentemente rapida, infatti, nelle settimane successive circolò tra studenti, associazioni, patrioti e gruppi rivoluzionari, divenendo una delle colonne sonore spontanee del Risorgimento. Non era un inno ufficiale, ma era già l'inno del popolo.  

La Repubblica Romana e l'eco dell'inno nel Risorgimento: Mameli e Garibaldi

L'avventura dell'Inno di Mameli è inseparabile dal fervore rivoluzionario che caratterizzò gli anni immediatamente successivi alla sua composizione. Tra il 1848 e il 1849, l'Italia fu attraversata da moti popolari e da esperienze politiche nuove e coraggiose, tra cui la Repubblica Romana, uno dei momenti più alti e simbolici del Risorgimento.

Goffredo Mameli fu protagonista diretto di quell'esperienza partecipando in prima persona alla difesa di Roma accanto a Giuseppe Garibaldi, che in quei mesi divenne l'incarnazione stessa dell'eroe civile e patriottico. Nelle strade della città assediata non risuonavano solo le armi, ma anche i canti patriottici, e Il Canto degli Italiani accompagnò manifestazioni e momenti di solidarietà popolare.

La Repubblica Romana, pur durata pochi mesi, lasciò un segno politico e morale profondo! Per prima in uno scenario politico estremamente fragile ed ancorato al passato, proclamò la sovranità del popolo, l'uguaglianza dei cittadini, la libertà di stampa e avviò riforme sociali radicali per l'epoca. La sua caduta, dopo l'intervento francese, non spense lo slancio patriottico.

La Costituzione francese del 1848 sanciva principi di non intervento: tra le sue norme fondamentali, recitava che la Repubblica - rispetta le nazionalità straniere, non intraprende guerre di conquista e non adopera mai le sue forze contro la libertà di alcun popolo -.

La vicenda dimostra quanto sia fragile il confine tra ideali costituzionali e concrete scelte di potere. E ricordano che le Costituzioni, da sole, non bastano e sottolineano di quanto sia importante chi le interpreta, chi le applica, e soprattutto la volontà politica.

Mameli stesso pagò il prezzo più alto per vedere il proprio ideale realizzato, fu ferito durante gli scontri e morì a soli 21 anni. Garibaldi continuò invece a incarnare l'idea di un'Italia libera e unita, portando quell'immaginario fino all'impresa dei Mille.

La musica come veicolo di unità

La melodia di Novaro ha un carattere immediato ed è costruita per essere cantata da molti, anche senza formazione musicale. Il ritmo incalzante sostiene un crescendo emotivo che accompagna perfettamente il testo di Mameli, ricco di immagini simboliche e riferimenti storici.

L'inno alterna tensione e liberazione con il suo attacco energico "Fratelli d'Italia" richiama una coralità forte, mentre l'apertura del ritornello "Stringiamoci a coorte" evoca fraternità e compattezza. È musica semplice, che però arriva al cuore delle persone.

Parole immortali, ma per persone mortali

Riascoltare oggi Il Canto degli Italiani non è solo memoria storica, me è un invito a riflettere su ciò che ci tiene uniti come comunità.

Molti versi dell'inno, spesso recitati solo meccanicamente, parlano di un'Italia che deve "stringersi", ritrovarsi, superare divisioni per diventare davvero Nazione. Se nel 1847 l'obiettivo era l'indipendenza e l'unità territoriale, oggi quelle parole ricordano la necessità di una coesione civile e la capacità di riconoscersi in un destino comune, pur nelle differenze. Nel presente osserviamo che è un motivetto che siamo costretti a sentire solo prima della partita di calcio della nazionale, associandolo ad un pizza e a una birra, e a poco altro…

Questo deve essere uno spunto di riflessione per considerare quanto le parole, pur essendo scolpite nella pietra, se non accompagnate da un pensiero ragionato, rischiano di rimanere solo delle parole. La speranza che però siano un qualcosa in più, hanno rappresentato per milioni di italiani, l'idea che hanno dovuto attendere circa cento anni, fino al 1946, per vedere un Italia unita, indipendente e libera.

C'è qualcosa di profondamente attuale nella sua energia, che però stiamo dimenticando, invero il richiamo alla storia condivisa, l'idea che l'identità nazionale non sia mai un dato acquisito, ma una costruzione continua. L'inno resta così un testo vivo, che parla ancora oggi di ciò che significa essere cittadini italiani.

- Luca Cianci


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