Il
Bacchino malato: la fragilità umana
Diverso
è il discorso per il Bacchino malato (1593), uno dei primi autoritratti
dell'artista, in cui un giovane pallido e affaticato, forse lo stesso
Caravaggio reduce da una malattia, mostra un volto segnato dalla sofferenza. La
frutta accanto a lui, già in parte marcia, diventa un simbolo della caducità e della
debolezza della vita. Nel nostro presente, questa immagine rimanda al lato
nascosto della modernità: lo stress, l'ansia, la solitudine, il logorio di
corpi e menti che non riescono a tenere il passo con i ritmi imposti. La
velocità che la società ci impone, ci rende sempre più volubili di fronte alle
scelte, abbassando così il nostro livello di coscienza sulle valutazioni che
siamo chiamati a compiere. Temi divisivi che ci accompagnano e che sono un po' come
questo dipinto: stantii, immobili ed ebbri. Per quanto nulla è fermo e tutto
cambia, tali argomenti ci appaiono troppo lontani per poter intervenire personalmente. Restano immobili e stimolano nella mente di alcune persone una passione
violenta. Una passione che non giova né alla maggioranza, né alla
causa di per sé. Tutto è fermo e si appresta inesorabilmente alla morte.