Caravaggio: Il ritratto della "Società"

17.10.2025

Michelangelo Merisi da Caravaggio, è stato uno dei più grandi protagonisti della pittura barocca. Nato a Milano e formatosi nella bottega del pittore Simone Peterzano, sviluppò presto uno stile innovativo, caratterizzato da un uso magistrale della luce e dell'ombra. Ottenne grande luce a Roma, ma fu messa in ombra da accadimenti nefasti, che lo portarono a scappare e nascondersi fino alla fine della sua breve vita, avvenuta nel 1610 a Porto Ercole.

La società odierna:

tra il Bacco e il Bacchino malato

La società di oggi si muove tra contrasti sempre più evidenti come la dinamicità e la staticità, il desiderio e la disillusione, l'euforia e il malessere. Non è poi così diverso dal mondo che Caravaggio seppe raccontare attraverso i suoi quadri, dando vita a emozioni universali. Due opere in particolare, "Il Bacco" e "Il Bacchino malato" ci permettono di riflettere sul filo che lega il passato al presente.

Il Bacco: l'apparenza della gioia

Il Bacco (1596) raffigura il dio del vino giovane e sensuale, con in mano un calice che invita lo spettatore a partecipare al banchetto. È un'immagine di piacere, di abbondanza, di vita che scorre senza pensieri. Il dio è in forze e il suo sguardo ci istilla delle emozioni positive. Oggi la collettività tende a voler mostrare sé stessa in ogni occasione possibile, siamo nel secolo dell'ostentazione. Siamo in una società veloce, che vuole tutto subito. Chissà cosa penserebbe Caravaggio di ciò?


Dietro ogni situazione c'è una scelta, spesso presa tenendo conto di un'ideologia di partenza, lasciando completamente accantonata la logica. Anche guardando quest'opera non si può fare a meno di ragionare logicamente, come lo stesso Caravaggio, avrebbe fatto. Ogni singola linea, ogni singolo tocco di pennello era logico, ragionato e pensato. Niente lasciato al caso. Oggi è qui fermo, ma vivo.

Il Bacchino malato: la fragilità umana


Diverso è il discorso per il Bacchino malato (1593), uno dei primi autoritratti dell'artista, in cui un giovane pallido e affaticato, forse lo stesso Caravaggio reduce da una malattia, mostra un volto segnato dalla sofferenza. La frutta accanto a lui, già in parte marcia, diventa un simbolo della caducità e della debolezza della vita. Nel nostro presente, questa immagine rimanda al lato nascosto della modernità: lo stress, l'ansia, la solitudine, il logorio di corpi e menti che non riescono a tenere il passo con i ritmi imposti. La velocità che la società ci impone, ci rende sempre più volubili di fronte alle scelte, abbassando così il nostro livello di coscienza sulle valutazioni che siamo chiamati a compiere. Temi divisivi che ci accompagnano e che sono un po' come questo dipinto: stantii, immobili ed ebbri. Per quanto nulla è fermo e tutto cambia, tali argomenti ci appaiono troppo lontani per poter intervenire personalmente. Restano immobili e stimolano nella mente di alcune persone una passione violenta. Una passione che non giova né alla maggioranza, né alla causa di per sé. Tutto è fermo e si appresta inesorabilmente alla morte.

La nostra possibilità di dipingere la società

Il contrasto tra le due opere è lo stesso che attraversa la nostra epoca: da una parte l'idealizzazione della gioia, dall'altra la realtà della fragilità. Caravaggio ci insegna che entrambe le dimensioni fanno parte della vita, e che ignorarne una significa raccontare solo metà della verità.

Nell'Italia del Seicento come nel mondo globalizzato di oggi, l'uomo si trova sospeso tra il desiderio di eternità e la consapevolezza della propria mortalità.

La società cambia, i mezzi cambiano, ma i contrasti restano. Forse il messaggio di Caravaggio è che la bellezza autentica non sta nell'illusione della perfezione, bensì nella capacità di rappresentare la verità umana, fatta di luce e di ombra insieme.


- Luca Cianci


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